La vera avventura a quei tempi era reperire il materiale necessario alle nostre escursioni.
La filosofia era quella scout autosufficienza in tutto e per tutto.
Era tempo di uscite invernali e si decide per temprare lo spirito e il fisico di fare un campo di tre giorni in giro per montagne.

La scaletta delle scelte propende per un attraversata in quota Cusio - Piani dell'Avaro - Cà Man Marco - Mezzoldo.
Il gruppo è temprato e affiatato le ragazze sono all'altezza dei ragazzi come resistenza alla fatica e portano zaini inimmaginabili ai più ancora oggi, coloro che avevano intrapreso la carriera alpinistica sfoggiavano già zaini e ghette Millet, capi tecnici da Casimiro Ferrari al Cerro Torre.
I più avevano appena parcheggiato lo zaino militare degli alpini che per altro si vede ancora nelle foto sulle spalle di qualche compagno d'avventura, ma soprattutto il materiale tecnico girava di mano in mano nel gruppo c'erano 2 picozze che ci prestavamo di domenica in domenica a secondo delle uscite che si affrontavano una corda in sintetico aveva sostituito una corda da 40 m. in canapa che nessuno voleva sullo zaino per il gravoso peso e comunque si portava a turno.

Ci si muoveva solo ed esclusivamente con mezzi di trasporto pubblici e non poteva essere diversamente innanzitutto per motivi economici e poi anche di età.
Lo zaino conteneva il necessario per cucinare, mangiare, dormire e cambiarsi e qualche accessorio tecnico . Gli sci legati allo zaino non avevano attacchi da scialpinismo e le pelli di foca erano il canovaccio di discussioni in cui se ne favoleggiava l’esistenza ma nessuno le aveva mai viste.
Il primo tratto di strada si percorreva a piedi sino a giungere alla stazione dei treni, smontaggio degli sci dallo zaino e si saliva a bordo con tutto l’armamentario.
Praticamente con più di 25 kg in spalla si giungeva alla stazione dei treni già stanchi, il breve viaggio ci portava alla stazione delle autolinee Sab da dove partivano tutte le corriere per la valle, la vaccata dell’alienazione del trenino della Val Brembana si era già compiuta dieci anni prima.
Sistemati zaini e sci nella pancia della diligenza si prendeva posto e si poteva partire per il primo lungo tratto del viaggio, la strada presentava ancora tutte le sinuosità del periodo e lo stomaco era messo a dura prova prima dell’arrivo a Piazza Brembana.

Scarico e ricarico di zaino e sci sulla diligenza con destinazione Cusio e si riparte, ricordare orari e giorni è difficile ma mi è rimasto vivo il ricordo che quando arrivavi alla meta di partenza dell’escursione eri già stanco.
A Cusio si ricompongono gli zaini e si suddivide l’attrezzatura e i viveri per la tre giorni, ci si incammina per la mulattiera la neve nella prima parte non è un grosso problema ma sopra il Colle dell Maddalena la cosa si complica.
Ci alterniamo a battere la traccia nella neve dove si sprofonda ben oltre il ginocchio si procede a piccoli tratti e ci si ferma spesso a rifiatare, lo spirito e la comunione del gruppo è sempre al massimo livello.
Alcuni tratti di pendio in favore del sole sono abbastanza sgombri di neve e questo ci permette di camminare con meno fatica.
La giornata è bellissima il sole splende ma è evidente che la nostra progressione è troppo lenta per cui dovremo prevedere un bivacco molto anticipato rispetto ad alcune baite che ci eravamo prefissati come meta.

Un ricovero per le mucche che pascolano nei mesi estivi all’Avaro sarà il nostro lussuoso bivacco ma anche questo non rappresenta un problema, i fornelli a gas viaggiano a manetta, le gavette danno voce al bollore della cena.
Il momento conviviale è il momento di massima comunione con i compagni di esperienza, finalmente si può rilassarsi un momento, riprendersi dalla fatica immane di tracciare in neve alta.
Non si vorrebbe coricarsi ma il momento che si entra nel sacco a pelo è il momento in cui il corpo comincia a recuperare, il caldo si fa rimedio e cura alla fatica della giornata, il sonno trova presto dimora nel nostro nido.
La notte passa tranquilla, ogni tanto un occhio guarda le stelle dal sacco a pelo, non è male questo mondo ma quello di oggi non è già più quello di ieri anche se a quelle latitudini qualche spiraglio è ancora integro.
Ieri come oggi la cosa più difficile è presentarsi vispo all’appuntamento con l’alba, abbandonare il calore del sacco a pelo è sempre una mezza tortura.
La temperatura esterna è un ottimo incentivo a non perdersi in ciance e in breve la neve per il the si scioglie nella gavetta.

La giornata è meravigliosa come la precedente zaino in spalla si attraversano i Piani dell’Avaro ma il calvario è solo una rappresentazione del procedere, il fontanone, la baita successiva e la risalita alle baite superiori portano via l’intera mattina e una parte del pomeriggio è sin troppo evidente che l’itinerario non può essere compiuto.
Passiamo le ultime ore di luce ad affinare le nostre doti sciistiche su un lastrone ventato che ci fa credere per un breve periodo di essere a conoscenza della tecnica di discesa.
Scopriremo poi che non è così, con un divertimento assoluto e una distruzione fisica inimmaginabile torniamo al luogo del bivacco della sera precedente e il giorno successivo torniamo a Valle.
Certo oggi rivedo parte della nostra attrezzatura in giro per musei siano essi degli Alpini o degli Sciatori poco cambia.
Sci pesanti in legno con lamine avvitate, scarponi in cuoio, attacchi fissi e niente pelli di foca questo è stato il mio primo incontro con lo scialpinismo che ancora oggi non ho abbandonato.

Il pensiero è costretto a transitare lungo l’amicizia che mi ha legato a Fabio compagno di gita in queste foto e che l’amore per la montagna e lo scialpinismo ha strappato alla vita e a tutti noi in Val Maggia dopo decenni di scorribande scialpinistiche in giro per le Alpi.

cllocate

Ultimo aggiornamento (Martedì 27 Luglio 2010 15:03)