Il Diavolo ai tempi nostri ...

Storie e racconti davanti al camino.

Il Diavolo ai tempi nostri ...

Messaggioda cllocate » 1 marzo 2012, 0:00

Il Diavolo ai tempi nostri ...
Oggi sono otto anni, sembra ieri che ho dovuto realizzare che la nostra amicizia era finita in modo brusco e imprevisto. Lui se ne era andato in una giornata di sole facendo scialpinismo, quello che più amava.
I veri amori e le vere amicizie sono eterne quando sono interrotte da un evento tragico,
tutto il resto è eterno fin che dura.
Il modo migliore per ricordare questa amicizia è ripercorrere un breve tratto di vita condivisa
Il dolore della fine anche se richiede tempo ci rende consapevoli.
E quando sei consapevole, ogni infelicità scompare.


Pizzo del Diavolo (m.2914)

Carattere della gita – Percorso faticoso se si proviene da Carona direttamente. Al contrario percorso breve se si pernotta al Rifugio F.lli Calvi. Gita non difficile e di abbastanza facile orientamento, riservata però a buoni sciatori alpinisti, conoscitori della montagna invernale. Pericoli: di valanga dalle pendici O di M. Grabiasca. Equipaggiamento: di alta montagna, rampanti.

Itinerario – Dal Rifugio scendere verso N sul Lago rotondo. Attraversatolo, proseguire, sempre verso N su terreno mosso e per bosco rado. Dopo 300 metri scendere verso il fondo della valle. Volgendo ora verso E con regolare salita, tenendosi sulla destra del fiume, sinistra orografica si perviene a una baita posta su uno speronealla confluenza del fiume con il vallone di M. Grabiasca 1958 m. : ore 0.30 dal Rifugio F.lli Calvi.

La valle volge ora verso N E. Tenersi sempre sulle comode pendici della sinistra orografica. A q. 2100 c. una barriera rocciosa chiude la valle. Salire per terreno molto ripido lungo un canale nevoso che scende da N E.

Superato il salto volgere a N e per terreno abbastanza facile con un sussegguirsi di brevi salti, si perviene a una vasta conca 2300 m. ore 2 che si allunga da O a E in direzione del Passo di Valsecca.

… Attraversarla verso N e proseguire su un pendio un poco ripido e accidentato. Guadagnati 100 metri di quota, il terreno si fa via via più agevole, fino a che si sbocca sui comodi pendii a E di q. 2504, dove si incontra l’itinerario del Rifugio F.lli Longo che porta sopra alla Bocchetta di Podavit 2730 m: ore 1,30. Ai piedi delle rocce lasciati sci, con breve arrampicata si raggiunge la cresta che si segue sino in vetta; Pizzo del Diavolo di Tenda 2914 m: ore 1. La discesa agli sci sul percorso di salita: ore 0,30. Il ritorno si svolge sullo stesso percorso di andata e richiede: ore 2 c.

Guida Sciistica delle Orobie ( L .B. Sugliani )


Il Diavolo ai tempi nostri ….Aprile 1976

Questo è solo uno degli itinerari che il Sugliani ha descritto nella sua guida, lo prendo ad esempio e ricordo per le mie molteplici uscite sci-alpinistiche. La prima edizione è stata pubblicata nel 1939 ed era subito diventata la bibbia dello scialpinismo sulle Orobie. Dopo trent'anni vede la luce la sua ristampa che avviene nel 1971. Nel frattempo ho il tempo anche io di nascere e crescere sino a scoprire la passione per lo sci-alpinismo e di riuscire persino a mettere le mani su una riedizione della guida prima che scompaia di nuovo. Il volume ovviamente aggiornato è completato con con nuove carte topografiche al 50.000 delle orobie con tracciati gli itinerari sci-alpinistici.

L'allora presidente del CAI Avv. Alberto Corti fa una presentazione della guida che mostra una grande visione prospettica dello scialpinismo e che personalmente mi piacerebbe fare mia senza voler apparire irriverente per adattarla alla guida di mountain-bike che ho curato con Mau, Marzia e Fiore.
Questo perchè l'auspicio dell'Avv. Corti che " lo scialpinismo non rimanga previlegio di pochi eletti, ma divenga dote e patrimonio di sempre più larga schiera di giovani" può essere benissimo esteso anche alla mountain bike, e che anche essa trovi una sua collocazione fra i tanti appassionati di montagna senza chiusure o integralismi.


Come diceva bene il Sugliani il percorso rischia di essere faticoso se si parte da Carona e soprattutto senza neve nella prima parte. Riusciamo a trovare una traccia di neve continua dal Prato del Lago e da li non ci saranno interruzioni nella neve che ci lega sino al Pizzo del Diavolo, potremo avvolgere la nostra linea sino alla vetta.
Con Fabio ormai siamo abituati a fatiche e levatacce ma non ne soffriamo perchè sono una linea guida nelle nostre passioni.

Forse un pò più di apprensione del solito perchè questa è la prima vera salita che ha una sua difficoltà nella parte alta e comunque l'incognita sulla tenuta della neve ci accompagna sino che non la tocchiamo con mano soprattutto in cresta. I nostri diciotto anni uniti a una frequentazione maniacale in totale autonomia della montagna ci portano in breve al Rifugio Calvi dove una marmellatina di mele cotogne, molto in voga in quel periodo, ci rifocilla prima di avviarci al Lago Rotondo e riprendere la salita.
La descrizione del Sugliani dice di stare a destra sotto i pendii del Grabiasca ma noi non sò esattamente il perchè preferiamo salire a sinistra, forse per una certa irriverenza giovanile ma non la vedo come una colpa grave.
Il meteo non è di quelli che si faranno ricordare, il cielo è grigio di nuvole alte che almeno all'apparenza non dovrebbero rovinare i nostri progetti e le motivazioni non mancano.
Alla Bocchetta di Podavit ci alleggeriamo di sci e tutto quello che non ci serve per essere più leggeri in salita, calziamo i ramponi cercando di adattarli al meglio sugli scarponi da pista che non hanno suola.
Saliamo legati ma spesso di conserva, ci conosciamo alla perfezione non servono molte parole nella progressione il mondo attorno a noi sembra ai nostri piedi e probabilmente non mi riferisco solo alle montagne.
Raramente ho legato la mia corda con qualcuno preferendo un alpinismo solitario e spesso in autoassicurazione, Fabio era un amico alla nostra intesa servivano poche parole, il destino se l'è portato via troppo presto.
Quante speranze e quanti sogni hanno accompagnato le nostre salite.

Le immense cornici che ci separano dal tripode ci fanno pensare che il Diavolo ha messo il vestito buono per la nostra irriverenza giovanile, non gli attribuiamo nessuna difficoltà tecnica ma la sintesi della bellezza della montagna che ci portiamo dentro .
Ci avviciniamo alla vetta con lentezza e circospezione con la paura che il sogno avverandosi possa svanire nel nulla.

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R: Il Diavolo ai tempi nostri ...

Messaggioda MTBiker » 1 marzo 2012, 9:59

I miei complimenti per lo scritto, che trasmette bene le sensazioni provate, e per le foto davvero molto belle!!!! Grazie Claudio che ogni tanto esci allo scoperto con ste chicche!
Nik

Ps: ma quanta neve c'era in vetta?! Il tripé sarà alto almeno 2 metri!!!
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Re: Il Diavolo ai tempi nostri ...

Messaggioda bepi » 1 marzo 2012, 10:01

Mi inchino di fronte al racconto e alle foto!
Veramente altri tempi.. ma le emozioni rimangono!

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Re: Il Diavolo ai tempi nostri ...

Messaggioda dome60 » 1 marzo 2012, 23:08

è sempre bello leggere racconti così "toccanti" e poi le foto in bianco e nero trasmettono più emozioni
grazie
: chinchin :
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Re: Il Diavolo ai tempi nostri ...

Messaggioda faggio » 2 marzo 2012, 23:32

Il tuo amore per la montagna viene da lontano a quanto vedo,
le amicizie e gli amori sono essi stessi la nostra vita
perderli è spesso una prova difficile da superare.
Un pensiero a chi ti accompagnava e complimenti per le foto
uscite dal fondo di qualche cassetto
o da qualche raccoglitore con le pagine ingiallite
visto l'aspetto vissuto.
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Re: Il Diavolo ai tempi nostri ...

Messaggioda cllocate » 5 marzo 2012, 20:29

Uno scanner per dia e negativi è stato motivo per rispolverare gioie e dolori dallo scrigno del passato : chinchin :
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Re: Il Diavolo ai tempi nostri ...

Messaggioda bipbip » 5 marzo 2012, 21:53

Strano ma bello poter condividere foto d'un tempo, sentimenti e purtroppo dolori sempre presenti.
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